Altro che Ace Ventura, a Milano il profiler degli animali

Un personaggio tutto da scoprire...
Freddo, neve, grandine o afa. Luce o buio. Non importa. Quando un animale chiama, lui arriva. E ormai è famoso in tutto il Nord Italia perché neanche le distanze lo spaventano. Con la sua riconoscibile Doblò rossa (che ora però sta cambiando) sfreccia da Milano a Torino, da Genova a Bologna per portare la sua esperienza al servizio di cani, gatti, rettili e uccelli. Milanese, classe 1968, Gianluca Baldon è conosciuto nel “suo mondo” semplicemente come Luca e alla domanda “che cosa fai esattamente?” la sua risposta è: «Salvo gli animali». Da quando la sua fama è cresciuta, nutrita da un corposo passaparola, qualcuno lo chiama Ace Ventura non sapendo che Luca ha qualcosa in più del personaggio interpretato da Jim Carey: «Credo che si tratti di empatia - racconta - io e gli animali… ci intendiamo alla perfezione. Mi avvicino senza timori e, forse per questo, comunico loro tranquillità». La professione di Luca Baldon consiste proprio nel recuperare animali in difficoltà, salvarli da situazioni difficili o ritrovarli se si sono persi. Non importa che si tratti di randagi o di animali di proprietà. «Uccelli in difficoltà, cani e gatti scappati di casa, rettili feriti mi capitano frequentemente. Grazie ai rapporti che ho instaurato negli anni con vari enti riesco a fare in modo che tutti vadano a finire nel luogo adatto. La maggior parte delle chiamate sono quelle di proprietari che hanno perso il cane o il gatto di casa e mi chiedono di rintracciarlo. Allora serve un lavoro metodico e tanta pazienza che spesso include una buona analisi psicologica dei proprietari». In che senso? «Nel senso che tante persone prima di fidarsi e essere trasparenti ci mettono un po’. Omettono dettagli importanti perché si vergognano di confessare una disattenzione o si perdono nel caos dei momenti di panico. Quello che suggerisco sempre è di mantenere la calma e soprattutto di dirmi tutto quello che sanno come fossi un confessore: io non giudico, voglio solo trovare l’animale e farlo stare bene». Ma mentre lui, descrivendo la sua missione, si racconta come un prete della causa animalista, ascoltando la descrizione della sua casa viene più in mente il profiler dei thriller americani: «Lampada accesa giorno e notte. Sulle pareti attacco foto, mappe e appunti per avere una panoramica chiara davanti alla quale riflettere, soffermandomi sui particolari e pensando alle soluzioni meno scontate». Ed è proprio in questo momento che Luca ci racconta uno dei casi che lo hanno emozionato di più: «La primavera scorsa mi hanno chiamato per cercare un cane fobico scappato a Milano sud. Dalla ricostruzione di testimoni e proprietari il cane si sarebbe buttato nel naviglio in asciutta, per uscirne dopo qualche ora dalla conca fallata. Qualcosa però non mi tornava; l’intuito e il luogo mi suggerivano che fosse rimasto sotto. Allora mi sono procurato le mappe dei condotti dell’acqua per studiare il territorio e cercare impronte. L’ho trovato dopo 12 giorni di stratagemmi e ricerche. Il cane era pelle e ossa ma poi si è ripreso in fretta. La gioia della padrona incredula è qualcosa che porterò dentro per sempre». «Non sarò mai ricco – prosegue - ma è una scelta di passione: faccio finalmente quello che mi piace». Anche la sua storia è curiosa, anzi ha dell’incredibile. Tutto ha avuto inizio al numero 11 di via Gassendi, una vietta poco battuta della Milano nord, nella sede dell’Ente Nazionale Protezione Animali, dove da anni decine di volontari e veterinari si danno il cambio senza sosta, accudendo centinaia di animali bisognosi. «Nel '94 ho iniziato quasi per caso come volontario ed è stata una rivelazione». Tra i suoi ricordi più emozionanti? «Un cagnetto bloccato nell'Olona su un piccolo isolotto di terra emersa. Ho camminato tra le sterpaglie e guadato il fiume: un recupero rischioso ma emozionante. Lo stesso mi è capitato con un micetto nel Seveso. Ma ho anche un ricordo buffo: sono stato chiamato per due serpenti che uscivano dal water in una casa in Garibaldi a Milano… Peccato che fossero frutto di allucinazioni!». Poi nel 2008 la svolta. «Il momento di avere qualcosa di mio era arrivato e ho deciso di lanciare Autobau, una sorta di taxi per pet, poi l’attività si è allargata e ora mi dedico a tempo pieno alla ricerca degli animali. Al momento mi sto occupando di un cane a Torino e di un gatto fuggito da un trasportino chiuso male». E conclude con due dritte per tutti i proprietari: «Nella media i gatti che scappano non superano gli 800 metri dal luogo della fuga. Le storie di quelli che percorrono grandi distanze sono  bufale». Per ritrovare un cane invece? «Servono dettagli: dalle abitudini al carattere…».