Loro vedono così

Uno studio ha riprodotto le visuali dei nostri pet. Speciale vista

Come vedono gli animali? Home Advisor ha deciso di rispondere a questa domanda con uno studio fotografico basato sulle ultime ricerche scientifiche, mettendo a confronto quello che vede l'uomo rispetto agli altri animali. Home Advisor ha creato una stanza digitale in cui ha «posizionato» degli animali e poi ha messo a confronto la vista umana con quella di cani, gatti, serpenti, pappagalli e pesci rossi. Un paragone suggestivo ed efficace per farci capire le differenze di percezione di colori, forme e profondità.

Milioni e milioni di occhi sono aperti ogni giorno sulla Terra per compiere una delle funzioni più preziose per tutti gli esseri viventi: vedere. Sembra banale dire: «Dai un’occhiata qui», ma se pensiamo alla complessità dell’apparato visivo ci rendiamo conto che anche “dare un’occhiata” è un’operazione talmente sofisticata che nessuna tecnologia potrà mai ripetere alla perfezione. L’uomo usa gli occhi per rilevare, valutare o solo per osservare. Tutte le informazioni percepite dall’occhio ed elaborate dal cervello ci trasmettono un gran numero di sensazioni e, anche in presenza di malformazioni o ridotta funzionalità, l’apparato visivo dell’uomo può essere corretto con gli occhiali, così da riprendere il suo lavoro. E se per noi la vista è un bene fra i più preziosi, un senso da cui dipendono molte delle nostre azioni quotidiane, la stessa regola vale certo per gli animali. Dimmi che ruolo hai e ti dirò come vedi «Possedere la vista di un’aquila», vederci «come un falco», avere un «occhio di lince»... quante volte abbiamo sentito queste definizioni a proposito di una persona che ci vede molto bene... Almeno tante quante chi soffre di forte miopia si è sentito dare del... «cieco come una talpa»! Ma è veramente così? In parte sì. Come tutti i predatori, per esempio, un falco deve vedere in maniera eccellente per individuare le prede da grande distanza, altrimenti morirebbe di fame. Per contro, il suo campo visivo è ristretto, un po’ come quello di un teleobiettivo o di un canocchiale: riesce a ingrandire particolari lontani ma solo in uno spazio ristretto. Al contrario il coniglio, animale-preda per eccellenza, mostra di possedere un campo visivo molto ampio: ben centoventi gradi per ciascun occhio, e questo gli serve proprio per riuscire a individuare in tempo il pericolo… e poi gradisce molto le carote che, come si dice, fanno bene alla vista... Gli esempi accennati dimostrano che la maggiore o minore ampiezza del campo visivo è rapportata al bisogno dell’individuo di tenere sotto controllo il territorio: per cercare o per non essere trovato. L’appena citato coniglio, per esempio, è battuto dalla pecora: centocinquanta gradi di ampiezza visiva per occhio, il che significa poter tenere sotto controllo una parte considerevolmente maggiore della porzione di mondo intorno a sé. Ciò è reso possibile dalla posizione degli occhi che nella pecora, ma anche in altri animali predati, sono situati più ai lati, mentre occhi in posizione frontale sono più tipici dei predatori, che non temono pericoli e devono concentrare il proprio sguardo più per trovare che per scappare o nascondersi in tempo. Il cavallo ha più o meno lo stesso campo visivo della lepre e l’ultimo della lista è il maiale, con appena venti gradi d’ampiezza visiva per ciascun occhio. 

Che scoperta… La vista

In passato si credeva che, fatta eccezione per l’uomo, gli altri esseri viventi vedessero solo in bianco e nero. Gli studiosi hanno dimostrato il contrario e scoperto che in qualche caso gli animali vedono addirittura meglio dell’uomo. Ogni specie ha una vista particolare, legata soprattutto al tipo di ambiente e alle funzioni vitali: mangiare e difendersi. Tutti gli animali si sono adattati a vedere nelle più disparate situazioni e la vista va ad integrare altri sensi. Anche in questo caso bisogna fare una netta distinzione fra predatori e prede. Le esigenze alimentari dei primi impongono sistemi visivi che consentano di cogliere i movimenti di una possibile preda e selezionarla all’interno di una scena movimentata da altre figure che potrebbero creare confusione; con questo ci riferiamo in particolare ai volatili, ma vale anche anche per i grandi felini o per i pesci. Tutti gli uccelli possiedono una perfetta visione a colori e hanno il privilegio di poter vedere dall’alto. Fra tutte le specie, l’avvoltoio è al primo posto nella perfezione visiva tra uccelli: riesce a individuare il cibo anche volando a duemila metri di quota, grazie alla particolare conformazione della parte centrale dell’occhio che funziona come un teleobbiettivo, in grado di ingrandire i particolari fino a due volte e mezzo e ad altissima definizione! Ingrandimenti minori, ma sempre con una visione molto più “concentrata” rispetto a quella dell’uomo, si riscontrano anche negli altri rapaci. La funzione d’ingrandimento è assicurata da una particolare area della retina, chiamata “fovea”, dove le cellule della visione (“coni”) sono molto concentrate: si pensi che, se nell’uomo vi sono circa 200mila coni per millimetro quadrato, nella fovea dell’aquila ve ne sono ben un milione! 

E ora la vista… In notturna

Veniamo ora ad animali che sono a noi più vicini, come cani e gatti. Divenuti ormai animali domestici, la funzione della loro vista è riservata a compiti meno vitali che nelle altre specie, ma hanno conservato le differenze. Come già accennato, cani e gatti hanno un campo visivo più ampio rispetto all’uomo ma vedono poco (i cani) o distinguono meno nitidamente i colori (i gatti). Nei felini è possibile la visione notturna grazie alla presenza negli occhi di una struttura “a specchi” chiamata Tapetum lucidum, che amplifica fonti di luce debole e li fa illuminare se centrati da un raggio di luce nella notte. Questa particolarità è presente anche nel lucioperca (Stizostedion lucioperca), un pesce dalle abitudini crepuscolari originario dell’est Europa. Quello di vedere al buio è un vantaggio per i felini che vivono ancora allo stato selvaggio, come la lince che riesce a vedere e persino a calcolare la distanza di una preda in un bosco sul finire della giornata, quando l’uomo fa già parecchia fatica a individuare i contorni delle cose. Tra i predatori vi è anche il serpente che non ha proprio una vista eccellente, anzi: è paragonabile a quella di un uomo miope, naturalmente senza occhiali. L’immagine che i rettili captano è piuttosto sfuocata, anche se non così differente da quella percepita dall’uomo. Secondo gli studiosi, i serpenti riconoscono i colori e questo spiegherebbe perché non attaccano i loro simili: dove presente, riuscirebbero a distinguerli proprio grazie alla particolare colorazione. Tuttavia, alla scarsità della vista i serpenti suppliscono con altri dispositivi dotati di recettori termici che percepiscono il calore della preda, dirigendoli verso quella che per loro è un’immagine appannata. Nei serpenti che cacciano di giorno gli occhi sono tondi, in quelli che hanno abitudini notturne è verticale come nei gatti.

Sott’acqua... La "questione si fa seria"

Fino ad ora abbiamo preso in considerazione solo gli animali terrestri ma ce ne sono anche nell’acqua o, meglio, sott’acqua dove noi abbiamo parecchie difficoltà: a meno di non indossare una maschera, nell’elemento liquido il nostro campo visivo è limitato e i colori sbiaditi, specie se la profondità è alta. In pratica, l’uomo non riesce a vedere sott’acqua se non immagini confuse e sbiadite. I pesci, invece, distinguono i colori e sono dotati di buona vista; in particolare quelli che vivono negli abissi, riescono a sfruttare il più piccolo raggio di luce, qualsiasi sia: fluorescente, fosforescente o infrarosso. Solitamente non hanno palpebre, poiché vivono in un ambiente sempre umido; inoltre, se l’acqua è torbida e arriva poca luce, alcune specie hanno una visione a infrarossi. Gli occhi sono posti ai lati della testa e questo consente di vedere ciò che accade sopra di loro: ne traggono vantaggio cacciando gli insetti che cadono accidentalmente sulla superficie dell’acqua, oppure per sferrare attacchi vincenti alle prede che nuotano sopra di loro. 

E gli insetti?

Gli occhi di molti insetti sono “composti”, cioè come se fossero formati dall’unione di tanti piccoli occhi, detti “ommatidi”. Grazie agli ommatidi la mosca è capace di percepire circa duecento immagini fisse al secondo, contro le dodici dell’uomo: quindi, ciò che a noi appare veloce per la mosca è al rallentatore, così riesce a cogliere meglio le mosse e ad anticiparle con le due ali sempre pronte al volo che l’insetto può battere trecento volte al minuto. Ragionando su queste meraviglie di ingegneria naturale non dovremmo mai dimenticare che ogni forma di vita, anche la più insignificante e noiosa, ha una suo ruolo nella complessità dell’ambiente. Per esempio c’è chi le mosche se le mangia ma non prova neanche a inseguirle, le aspetta nella sua invisibile trappola: il ragno, in quanto a occhi e visione, ci offre un altro spunto particolare poiché è dotato di occhi multipli, addirittura fino a otto e di dimensioni talvolta anche molto superiori rispetto all’animale. La retina è molto ricca di cellule, di conseguenza i ragni riescono a captare moltissima luce, più di quella captata dall’uomo. Gli occhi dei ragni sono sensibili anche ai raggi ultravioletti e riconoscono il verde fra i vari colori. Quando un insetto finisce nella loro tela, però, sono le sue vibrazioni, percepite dalle zampe del ragno, che lo aiutano a individuarlo molto più degli occhi. Anche le api percepiscono ultravioletti e infrarossi e persino alcune farfalle, proprio grazie agli ultravioletti riescono a riconoscersi come maschi o come femmine. 

Visione binoculare. 

Deriva da “binocolo”: lo strumento è composto da due cannocchiali, proprio come noi e la maggior parte degli altri animali abbiamo due occhi. Se ne avessimo uno solo otterremmo la stessa percezione di dettagli e colori ma perderemmo il senso della profondità, cioè della maggiore o minore distanza. Due occhi permettono di guardare da due angolazioni diverse: incrociando i due dati il cervello può così rielaborare l’immagine a tre dimensioni.

Gatto e cane. Una bella lotta

Il gatto non distingue bene i colori, in compenso il raggio del suo campo visivo è superiore al nostro: circa trentacinque gradi per ciascun occhio. Tuttavia, tende a perdere i dettagli verso il contorno esterno dell’occhio. In compenso, vede molto bene nel buio grazie a uno strato di cellule situate dietro la retina dell’occhio che svolgono la funzione di riflettere e amplificano ogni più piccolo raggio luminoso. Ecco perché i suoi occhi brillano al buio come se fossero fosforescenti. Per quanto riguarda i cani, invece, nella scala dei colori non vedono il rosso, tuttavia sono dotati di un campo visivo decisamente maggiore del nostro, superiore persino a quello del gatto. Possono anche contare sull’ottimo fiuto: hanno una mucosa olfattiva fino a quaranta volte superiore alla nostra!

Roba da record. Chi vince?

Tra gli invertrebati il primato degli occhi più semplici è delle meduse che vedono solo la differenza tra bianco e nero. Occhi addirittura più evoluti dei nostri, invece, sono quelli dei polpi: riescono a distinguere dettagli piccolissimi, anche solo mezzo centimetro, fino a un metro di distanza! È della beccaccia il record del campo visivo. Oltre a vederci bene, questo uccello lo fa anche a trecentosessanta gradi! Non c’è che dire un vero e proprio fenomeno. Ma anche per la beccaccia (Scolopax rusticola) questa particolarità è dettata da esigenze comportamentali. Per motivi di sicurezza tende a stare all’aperto anche di notte e la visione notturna è ottima, tanto quanto quella diurna. Gli occhi sono collocati in alto e indietro sulla testa, questo spiega l’enorme ampiezza della sua vista. Il suo aspetto ne ha dettato anche il nome scientifico: infatti, deriva da scolops che significa “paletto appuntito”, riferito al caratteristico becco a punta, e rusticola, cioè “abitante delle campagne”.

Le api, un universo particolare

È da circa quaranta milioni di anni che svolazza da un fiore all’altro, non si è ancora stancata e ci vede sempre bene, anche se a modo suo. Rispetto all’uomo l’ape ha un campo visivo particolare, pari a un obiettivo fotografico tipo “fish eye”: in pratica, nell’ape l’immagine risulta deformata, mentre nella visione umana lo sfondo è lineare e non tondo. Gli occhi sono composti da migliaia di omattidi e il campo visivo è più stretto che nell’uomo, inoltre i colori percepiti sono ridotti al giallo, al verde bluastro e al blu. Il laborioso insetto, però, percepisce anche l’infrarosso e l’ultravioletto e questo particolare fa sì che l’ape, non essendo in grado di “vedere” la luce bianca, riesca comunque a individuare i fiori sparsi in un prato: all’insetto appaiono verdi tra un’erba di colore giallino. La mancanza di percezione del rosso non fa tener conto dei fiori di questo colore che viene visto come blu e non riconosciuto, tranne che per il papavero: benché rosso, possiede anche un colore ultravioletto che l’ape percepisce. Viene da chiedersi, allora, come sia possibile che i fiori di questo colore vengano fecondati: ci pensano gli uccelli, si posano per suggere il nettare e trasportano il polline ad altri fiori. Ogni essere vivente sul pianeta ha una sua utilitù e anche l’ape, come si è visto, si è adattata a compiere un lavoro specifico… una “dolce” occupazione.