Alla scoperta dei gatti del Castello. La storia

A Milano un mondo felino si incrocia con la storia tra fascino e volontariato.
Molti sono i discendenti dei gatti che per cacciare un tempo vennero "assunti" dai nobili, altri sono vittime degli abbandoni. Scorrazzano principalmente nell'erba del fossato interno, quando fa caldo. D'inverno si rifugiano nei cunicoli, nelle stanze del piano terra o negli angoli della Piazza D'Armi. La più famosa colonia felina di Milano, che conta una sessantina di gatti, tutti sterilizzati e regolarmente censiti, affascina milioni di turisti ma per lei non sono tutte rose e fiori. Sopravvive infatti grazie all'appassionata Rosi Soroni Salvadori, che tutti i giorni da oltre 35 anni porta cibo, crocchette e tanto amore e grazie all'aiuto saltuario del Comune. Trampy (la gatta più anziana), Rosina, Nini e Picci abitano ancora un lato della piazza d’armi mentre Cleopatra resta nascosta tutto il giorno, fino all'imbrunire. Della sterilizzazione dei gatti si occupano da sempre due veterinari amici di Rosi, Silvia Scarabelli e Filippo Maraffi, che hanno preso a cuore il benessere della colonia felina. Chi vuole contribuire o portare cibo ai mici, sa che può rivolgersi all’ufficio del comando in piazza d’Armi, dove Rosi tutti i giorni verso le 11 comincia il suo giro e ritira le chiavi per accedere ai fossati.

«Li curo da 35 anni»
La signora Rosi ci parla di loro con il sorriso e tanta passione. La stessa con cui ogni giorno si preoccupa del cibo e delle coccole di questi gatti "storici".
Il bellissimo Castello Sforzesco è abitato anche da una colonia di gatti. Ci racconta qualcosa di loro?
I gatti hanno sempre abitato il Castello Sforzesco di Milano, fin dai tempi di Leonardo da Vinci. In tempi antichi venivano tenuti per scacciare i topi dalle preziose biblioteche, evitando così di correre il rischio che i roditori potessero danneggiare i volumi in esse contenuti. I gatti potevano girare liberamente, dai giardini al piano terra fino agli angoli dei sottotetti. Con il passare degli anni i gatti ebbero meno libertà a causa delle reti di controllo che ne vietavano l'ingresso in alcune parti. Ora stanziano principalmente nel verde fossato e nel cortile interno. L'indole del gatto è quella di proteggersi nei luoghi più segreti del luogo come facevano i vecchi Castellani. Inoltre cercano di proteggersi dall'umidità dovuta allo stagnare dell'acqua piovana nel terreno. Le colonie di cui ci prendiamo cura oggi sono composte dai discendenti dei primi gatti cacciatori della reggia degli Sforza ma anche da tanti micetti abbandonati che per mno di qualche padrone spietato si sono trovati a dover riorganizzare qui le loro vite. I turisti li fotografano, li osservano e gli portano da mangiare qualche volta. La nostra paura, però, è che diventino bersagli di persone incivili.

Chi sono, chi se ne prende cura, come e da quanto?
Io mi chiamo Rosy e mi occupo di questi meravigliosi felini da più di 35 anni. In parte pago a mie spese il cibo per loro, altre volte mi aiutano alcune amiche. Due volte all'anno anche il Comune di Milano mi sostiene, infatti tengo a ringraziarlo per la disponibilità e la fiducia che da tempo mi concede.

Le città sembrano sempre più attente al tema piccoli felini. Che cosa sarebbe bello fare per loro nella logica di valorizzare anche un bene culturale prezioso come il Castello?
I turisti sono affascinati dai felini che vedono girare, credo che questi piccoli quattro zampe abbiano contribuito alla bellezza di questo monumento di fama mondiale: non sarebbe lo stesso senza di loro. Per questo sarebbe bello creare delle zone verdi apposta, con piante grandi, dove loro possano, come fossero nella savana, dominare dall'alto la situazione, facendosi ammirare dai turisti da lontano.

Ci racconta qualche storia affascinante o curiosa che riguarda uno o più gatti del Castello?
La storia che più mi ha colpita riguarda una gatta selvatica abbandonata. Da 10 anni sta nascosta in un buco nel muro del castello. Solo quando mi sente arrivare, viene a darmi un bacino sulla guancia come segno di ringraziamento e affetto, poi torna nel suo buco. Poi c'è Mina, una gatta che emette un miagolio con cui sembra che dica "mamma", e su di lei è nata una leggenda. Ci sarebbero tantissime storie da raccontare ma la cosa più bella è poter fare qualcosa per questi esserini che da anni animano il nostro bellissimo castello.