Gatti, tigri e leoni: quante somiglianze

In che cosa i nostri adorabili mici di casa ricordano i grandi felini della Savana? Scopriamolo...
ll nostro micione di casa discende dal gatto selvatico africano e la storia della sua domesticazione è iniziata per le sue doti nella caccia dei topi. C'è molto, però, che ancora lo lega ai suoi lontani cugini della Savana. Anche quando è ben nutrito, per esempio, il nostro amico non rinuncia a cacciare e usa la preda come gioco; è curioso e ogni piccolo movimento intorno a lui lo mette in allerta. Gli odori forti, come quelli delle carcasse, scatenano in lui reazioni inconfondibili mentre un grattatoio gli risveglia l'amore per gli alberi e per l'arrampicata. Non solo. La vista dall'alto, come fosse su una rupe, lo fa sentire più forte e bere dal lavello come fosse un laghetto, lo rende felice. Esattamente come i grandi felini, quando un gatto va in cerca di una preda, dall'uccellino, alla lucertola, si assiste all'iter completo di caccia: uno studio iniziale, un avvicinamento, fino all'agguato. Allo stesso modo di una tigre che punta un cinghiale nella foresta. 

Non solo differenze
La tigre condivide con il gatto di casa le fusa: sono gli unici felini a farle! Mentre il leone si differenzia da entrambi perché caccia in branco e la sua socialità ha una sorta di "spirito di gruppo" che il gatto domestico ha leggermente acquistato negli anni, pur non appartenendogli di natura. Il gatto però non ruggisce. Non può farlo, perché non ha le caratteristiche anatomiche che servono. La risposta risiede nel tipo di ioide in suo possesso, ovvero un insieme di piccole ossa poste alla base della lingua che creano un contatto tra la laringe e il cranio. Nel caso dei grandi felini lo ioide è costituito da cartilagine quindi più elastico, mentre nel gatto è rigido quasi calcificato e questo non gli permette di produrre quel boato che richiama l'attenzione dell'intera giungla. E infine, la vista. Gatti e piccoli felini cacciano di notte, per questo hanno bisogno di una vista potente anche al buio. Dietro la retina sono dotati di una particolare formazione cellulare che consente loro di sfruttare la più piccola quantità di luce limitando l'uso delle pupille quando c'è tanta luce (e riducendole a fessure) e lasciando che si allarghino di notte rendendo la loro visuale praticamente perfetta anche dove tutto è scuro. I grandi felini, invece, sono predatori diurni quindi non hanno bisogno di regolare così tanto l'intensità luminosa: la loro pupilla resta più o meno tonda.